ad Yvon Le Men, che comprenderà
a Paul Marchand anche,
che è della stessa razza
io non ho mai detto papà
e non lo dirò mai
io non ho oggi
più vergogna di dirlo
il tempo è passato
in cui stringevo la tua assenza
nelle pieghe
del mio imbarazzo
del mio pudore vasto e secco
come un abbraccio paterno
il tempo è passato
ma mi capita ancora
di cercare questa parola
o un’altra che le somigli
ciò mi capita a volte
al volgere di un incubo
o perché non ho saputo
sconfiggere le tenebre
sotto i miei passi
e quando la mia mano crede di trovarlo
è per richiudersi
sulla polvere
dei miei balbettii
echi vuoti dei miei passi d’uomo
non ho mai detto papà
e non lo dirò mai
io non ho più
vergogna di dirlo
il tempo è passato
oggi a chi dirlo?
queste voci sorde dell’assenza
dietro la loro maschera di noncuranza
queste tenebre di un blu abissale
il timore del vuoto anche
nessun braccio mai
sarà abbastanza forte
per rinviarli
al grido primario
io non ho foto d’ infanzia
insieme non ne avremo mai
di te io non ho che questo cliché
del matrimonio dove i miei sogni orfani
tracciavano invano
il colore del tuo sorriso
il tempo è passato
in cui temevo la sua assenza
il tempo è passato
io l’ ho poi ritrovato
negli occhi di mio figlio
jacmel, 12/07/2006
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