Nel quadro della letteratura bulgara del nostro secolo, Blaga Dimitrova è da anni universalmente considerata una tra le figure più significative. E’ autrice di poesie, poemi, romanzi, saggi. Notevole è anche la sua attività di traduttrice di classici e moderni della letteratura europea.
Nata in Bulgaria, nel paese di Bjala Slatina, il 2 gennaio 1922, Blaga Nikolova Dimitrova si trasferisce presto nella capitale, Sofia, dove termina gli studi secondari classici.
Si laurea in Filologia slava nel 1945 e negli stessi anni studia pianoforte con uno dei più grandi compositori contemporanei bulgari, il Maestro A. Stojanov. La sensibilità trasmessale dagli studi musicali segna il suo animo, influendo in modo sostanziale sul modo di sentire la vita come fatto poetico.
Blaga Dimitrova inizia a scrivere giovanissima, collaborando, fin dal 1938, alle riviste Izkustvo i kritika (Arte e critica) e Literaturen zivot (Vita letteraria) e pubblica le sue prime poesie nella rivista Balgarska rec (Lingua bulgara). Si tratta in prevalenza di componimenti brevi, dai quali emerge lo spirito di curiosità nell’osservazione del mondo circostante e la semplicità nella resa dei sentimenti.
Raccolti alla fine degli anni ’30 e negli anni ’40 sotto il titolo di Quaderno di scuola e All’aperto, questi primi versi sono orientati alla scoperta di se stessa, giovane donna che affronta la vita.
Nel 1951, a conclusione di studi in Unione Sovietica, presso l’Istituto letterario M. Gor’kij di Mosca, Blaga Dimitrova discute la sua tesi di ricerca sul tema “Majakovskij e la poesia bulgara contemporanea”. Tornata in Bulgaria, è redattrice dal 1950 al 1958 della rivista Septemvri (Settembre). Contemporaneamente collabora ad un giornale sulla ricostruzione edilizia nei monti Rodopi, nella Bulgaria sud-occidentale, e sulla scia di quelle esperienze ed impressioni scrive il suo primo romanzo In viaggio verso me stessa e la raccolta poetica I canti dei monti Rodopi.
Nei primi anni ’60 è inoltre redattrice presso due delle case editrici allora più importanti, Balgarski pisatel (Scrittore bulgaro) e Narodna kultura (Cultura nazionale); a quest’ultima la Dimitrova continua a collaborare fino al 1982.
La sua popolarità presso il grande pubblico si deve innanzitutto alla lirica d’amore. Il primo successo arriva nel 1959 quando escono le poesie di A domani, il primo titolo della sua maturità. L’amore viene vissuto come esperienza concreta e palpabile di vita, il verso è libero e si incentra su un “io” lirico che rifiuta il ruolo sociale per cercare la più segreta femminilità, scoprendone la sensibilità e la sofferenza, il trionfo dello spirito. Il talento della Dimitrova si afferma in modo inequivocabile in questi anni grazie al nucleo di questa raccolta, il motivo dell’amore rielaborato nelle sue molteplici sfaccettature. Le immagini per la natura, ad esempio, non sono descrizioni autoreferenziali, ma piuttosto squarci che accentuano momenti simbolici di incontro, preludi a amorosa felicità, oppure a separazione e tristezza.
In tutti i momenti della sua ispirazione Blaga Dimitrova è insieme donna e poeta, trasferendo con forza la vita reale in poesia. Questo non toglie niente all’amore costante per il lavoro, alla sua presenza attiva nel contesto politico-sociale durante il periodo della migliore fioritura poetica. Quando erano uscite A domani nel 1959 e le due raccolte successive, Il mondo in pugno nel 1962 e Tempo inverso nel 1966, la stampa aveva parlato di una rarità nella tradizione poetica bulgara e della comparsa di una poesia femminile ‘intellettuale’. Negli anni ’60 altre raccolte, come Condannati all’amore, 1967, e Attimi, 1968, contribuirono a completare l’immagine della Dimitrova come di una delle poetesse più amate per sincerità di ispirazione e coraggio nell’affrontare le tematiche esistenziali di una prospettiva ‘femminile’. Nello stesso periodo vengono pubblicati anche i suoi primi poemi lirici Liliana e Spedizione verso il dì futuro e il primo romanzo Viaggio verso se stessa. Si comincia a parlare di un nuovo genere di romanzo filosofico e lirico.
Gli scritti degli anni successivi riflettono il crescente impegno politico e sociale della Dimitrova. Il terribile giudizio. Romanzo-diario di un viaggio, pubblicato durante la guerra del Vietnam nella stagione delle marce pacifiste, mette bene in evidenza il suo antimilitarismo espresso in uno stile lontano dai limiti propri dell’arte fine a se stessa: ora la Dimitrova affronta dunque più direttamente le tematiche sociali, realizzando una sintesi artistica tra cronaca di guerra e dramma di confessione intima attraverso la doppia percezione di chi osserva gli eventi ‘dall’esterno’ e li considera però anche drammaticamente ‘dall’interno’, con gli occhi della morte. Blaga Dimitrova visita infatti il Vietnam in guerra cinque volte e adotta un bambino vietnamita di 4 anni. Da questa esperienza nascono Cielo sotterraneo. Diario vietnamita e una silloge di poesia vietnamita, che lei traduce e pubblica nel 1972.
Con questo spirito e con questa coscienza la Dimitrova partecipa a seminari internazionali sui diritti dell’uomo. La sua voce risuona accanto a quella di Jane Fonda e di molti altri alle conferenze di Stoccolma e di Versailles e tra gli anni ’70 e ’80 ogni suo libro viene accolto con entusiasmo dai più, salvo le solite censure ideologiche ‘ufficiali’, giacché la scrittrice non si allinea in alcun modo agli schemi del realismo socialista. Più tardi è all’interno dei gruppi di difesa umanitaria e sociale che fioriscono in Bulgaria, intorno agli anni ’90; in qualità di Vice-presidente della Repubblica Bulgara dal 1992 al 1993 dà il proprio apporto di scrittrice e sociologa in patria e all’estero, partecipando a comitati per la glasnost’ e la democrazia nell’Est europeo.
Tuttavia già a partire dagli ultimi anni ’60 la poetica della Dimitrova si svolge in due direzioni parallele, affrontando, anche nella prosa, temi sempre più accentuatamente nuovi. Dopo l’interesse suscitato dal primo romanzo a sfondo autobiografico, Viaggio verso se stessa, affronta il tema scottante delle condizioni politico-sociali del suo paese. I romanzi Deviazione, 1967, e Valanga, 1971, censurati ma ripubblicati nuovamente alla fine degli anni ’70, divengono tanto popolari nelle sfere culturali bulgare da essere ripresi come soggetti di film e ottenere premi in Festival del cinema in Bulgaria e all’estero.
L’antidogmatismo di Valanga trova la sua definitiva conferma in Il volto che, scritto nell’arco di una decina d’anni e terminato nel 1977, esce alla fine del 1981: ottiene un successo immediato, ma viene subito tolto dalla circolazione e messo in una vera e propria “prigione del libro”, come ci racconta la stessa autrice nella postfazione della recente ristampa. La ‘liberazione’ definitiva del romanzo avverrà solamente nel 1990.
Il volto abbraccia gli anni 1944-1957, che vanno dell’avvento della dittatura comunista in Bulgaria fino all’avvio della destalinizzazione: la trama si svolge sullo sfondo di eventi reali. Apparso dunque senza più censure solo dopo la caduta del Muro di Berlino, questo romanzo costituisce un vero e proprio documento su un’epoca in cui gli ideali di libertà subiscono un tracollo psicologico. La Dimitrova ci mostra il loro graduale dissolversi nell’animo della protagonista che, dopo aver prestato incondizionatamente la propria opera nell’insegnare gli ideali per i quali aveva combattuto, perde totalmente la speranza e la fede nella futura società socialista accorgendosi di vivere in un mondo costruito sulla dittatura, sulla corruzione degli uomini saliti al potere durante il regime comunista.
Negli anni dal ’70 al ’90 Blaga Dimitrova è presente a convegni letterari in vari paesi europei, ottenendo molteplici riconoscimenti per le sue traduzioni dal russo, dallo svedese e dal polacco: ad esempio, nel 1977, le viene assegnato il premio “Pen-club” per la traduzione del poema epico Pan Tadeusz di Mickiewicz. Nella sua qualità di collaboratrice della rivista Prometej (Prometeo) traduce in bulgaro “Le Metamorfosi” di Ovidio e, in collaborazione con lo scrittore bulgaro A. Milev, l’ “Iliade” di Omero.
Parallelamente, anche nella poesia intimistica più tarda della Dimitrova si delineano dei tratti controcorrente. Nelle liriche d’amore il soggetto muta la propria immagine, osservandosi ora dall’esterno, ora interiorizzandosi: ansiose meditazioni, dilemmi, conflitti e delusioni si susseguono ubbidendo al ritmo della vita. Ciò che interessa sono i sentimenti autentici, il dolore, lo smarrimento, il senso di sconfitta e la percezione della libertà. L’intensa drammaticità del suo modo di presentare le vicende umane si radica in una concezione di anima, che appartiene alla letteratura slava da sempre, e che ha avuto esempi magistrali nella grande letteratura russa dell’Ottocento e del primo Novecento.
La fluidità semplice e quasi discorsiva del verso della Dimitrova le consente di spaziare tra sentimenti forti e spesso contrastanti: si dischiude così, in maniera originale, il complesso mondo delle emozioni della donna e la sua peculiare percezione dell’esistenza. Il motivo dell’amore ritorna nelle raccolte degli anni ’70 e ’80, in Come, 1974, Gong 1976, e Spazi, 1980, affiancato tuttavia da altri temi: ad esempio è mutevole, e a volte contraddittoria, l’interpretazione del tempo e dello spazio. La Dimitrova ora canta il passaggio temporaneo dell’uomo sulla terra, il concetto di memoria e quello di armonia nel rapporto tra gli uomini e in quello tra l’uomo e la natura, infine il senso della parola poetica e della letteratura in genere.
A partire dagli anni ’70 le molteplici raccolte di Blaga Dimitrova si distaccano sempre più palesemente dalla linea ufficiale della cultura bulgara in virtù della diversa problematica sociale. I suoi saggi critici sulla prosa e la letteratura contemporanea bulgara non trovano ospitalità nelle riviste di regime. La censura colpisce libri fin qui ignoti al lettore bulgaro, quali Si spengono le lucciole, romanzo del 1970, Il Fico, del 1976, Domande, pièce teatrale del 1977,A piè zoppo, poesie satiriche del 1988, Urania, romanzo fantastico, dello stesso anno.
Nelle ultime raccolte, in una polifonia di temi, Blaga Dimitrova approfondisce ulteriormente la dialettica fra vecchio e nuovo: Balcaniade-Ade, versi e saggi, 1996, sulla crisi nei Balcani, Notturna lampada in pieno giorno. Versi tardi e brevi, 1999 e Vremena (2000), l’ultima pubblicata.
La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata. Nel suo difficile cammino in verso e in prosa, dal 1937 ad oggi, non si è sentita comunque mai isolata, sorretta dall’ansia di far proprio quanto il mondo della cultura potesse via via offrirle.
Soltanto in anni recenti la critica letteraria bulgara ‘si accorge’ dell’importanza degli scritti di Blaga Dimitrova così alieni rispetto ad un’epoca in cui la letteratura usava trasfigurare e idealizzare la vita e i sentimenti in ossequio ai valori del “socialismo reale”.
Nel 1997, pubblicata dalla Casa editrice Fakel (Torcia) e col sostegno del Centar za izkustva – Fondacija “Otvoreno obstestvo” (Centro d’Arte – Fondazione “Società aperta”) esce a Sofia la raccolta completa dei versi di Blaga Dimitrova, curata dall’autrice e dal suo compagno di letteratura e di vita, il critico Jordan Vasilev: il suo titolo è Belezi. Poesija 1937-1997 (Segnali. Poesia – 1937-1997).
Muore a Sofia il 2 maggio 2003, all’età di 81 anni.
(a cura di Valeria Salvini)
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