Reverie

Sia dunque,
che tu,
mai più vorrai più credermi.

Ma tutto si spande
nel silenzio della notte
e nessuno che pensa
all’abitudine fluviale
del tetraedon
nei mangrovieti

Nessuno
all’arcano infinito
della costante di Ludolph
oltre le cento cifre

Ad un valtzer

A una reliquia dei santi

A un rêverie
per la stanza obliqua

Ai caleidoscopi
tra l’indaco
e l’invisibile spillo
distante
della luce

(alle note che mi presero in braccio: Debussy, ” Rêverie”)

I commenti sono chiusi.

Archivi

Amici che passano

Inserisci la tua mail per seguire questo blog

Unisciti a 519 altri iscritti

Statistiche

  • 160.116 visitatori

Musica

Avviso

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7.03.2001.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: