“Non arrenderti”.
Ed io smettevo di crederlo.
.
Perché alle sei del mattino
o le dieci della sera
è difficile vivere.
E riconosco lo stesso martirio
della rosa fredda,
della buccia appassita nel mercato di strada.
.
“Non arrenderti.”
Quando scorgo la goccia di fango sulle mie scarpe,
e chiedo quel ch’io sono ancora.
Quando gli occhi,
che tanti crederebbero così spenti
e privi della mia salute,
ti ritrovano ovunque.
.
“Non arrenderti”.
Quando ricordo il dolore del nostro viaggio,
con un bianco fazzoletto agitato nel vento
che ricorda bene l’essere infima cosa
nella natura della terra.
.
“Non arrenderti. Non arrenderti.”
Poi mi ricordo che non era l’inverno
ma quella strana tenerezza
che sa far Dio dell’erba
e per lei
nascosti miliardi di uccelli
ed insetti, e mantidi, e inermi.
.
“Non arrenderti”, era tua parola.
E così rimane, nel risveglio di me.
E così tu, padre,
beatitudine semplice
nel resto dei miei giorni a venire.
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Mi piace..meravigliosa..attenzione alle mantidi..religiose…
Bravo Antonio, leggere le tue poesie, e’sempre un’emozione, ciao
Delicatissima.