Primo giorno
che mi riascolto
nei tamburi lontani.
.
Tamburi lontani
che da qualche parte
battono nel mio cuore
il viaggio delle distanze.
.
Chissà, chi era fiero di me,
chi lo ricorda?
Tu, padre, lo ricordavi?
.
Tu che m’avresti preso
per i capelli o un braccio,
ed avresti trovato il modo
– conoscevi la vita –
per dire con niente,
nel tuo modo serio ed allegro.
.
Avresti acceso paziente
la tua amata sigaretta
e seduto sul bordo del letto
– consapevole dei nostri sospiri –
m’avresti guardato attento
nel profondo dell’anima,
che tu, vedevi,
dove son bravo a nascondermi.
.
Non sapevo che non si muore
in questo campo d’amore
perfino quando si sta morendo
finchè non l’hai detto.
.
Sapevi che la vita si diverte
qualche volta a guardarci,
altre così,
a ridere di noi.
.
Sapevi che ad ogni discesa
si ricade nel buio,
e poi risalire
nel richiamo,
nei tamburi lontani.
Riesci a sentirli?
.
Tutto ritorna a casa,
la casa che tu hai girato
quell’ultima volta
che sei riuscito a camminare
.
I bravi figli non ci somigliano,
noi lo sappiamo.
Sarei andato, per conto mio,
ma son qui per sentire
vicini
quei tamburi lontani.
.
Perfino nell’immensità
quando qualcosa ci lascia,
senza lasciarci soli.
Pingback: Tamburi lontani | casadimilka - 12 Maggio 2014
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Troppo bella e proffonda.