La polizia segreta

 

(per Zelei Bori)
Stanno ascoltando di nascosto attraverso i cavi,
nei muri, sotto le grondaie,
nelle ali dei balestrucci,
nelle orecchie delle vecchie signore,
nelle bocche dei bambini.
Stanno ascoltando questo, anche adesso.
Allora, facciamo un bell’applauso per la polizia segreta,
una minoranza molto incompresa.
Dopo tutto hanno i loro diritti,
un modo tutto loro di vedere le cose,
dire le cose, rivoltare le cose,
hanno anche una loro cultura peculiare.
E noi pensiamo
che dovrebbero avere un loro stato
dove potrebbero parlare le proprie
lingue incomprensibili, scrivere
le loro confessioni, le loro storie sconosciute,
coltivare la loro abitudine a spiare
spiandosi a vicenda, e sventolare
le loro bandiere lì, sull’attenti
in parata, con le loro medaglie davanti ai loro monumenti
nei loro anniversari segreti, fare discorsi,
tessere le lodi al Dio della Paranoia.
E alla fine del giorno
seppellire i loro morti, pubblicarsi a vicenda i necrologi in codice,
e riposare infine nella loro specie di pace, per sempre.
(Traduzione: Raffaella Marzano)

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