Stagioni

a volte i miei sensi cercano
l’uomo
dietro le parole
l’uomo di burrasca e di sismi ardenti
dietro l’invisibile delle stanze
di nebbia
da quale pioggia scrivere
i rumori che urtano il mio corpo
all’avvicinarsi dell’invisibile
da quale nube spenta dire l’essere
aggrappato ai suoi ricordi
a volte
fu un eterno fanciullo dell’estate
che avrebbe voluto conoscere l’uomo
di bufere e di sismi taciuti
ma questo slancio dell’essere
nell’aldilà di me stesso
nell’aldilà di noi stessi
impercettibile
fluire che confonde le stagioni
del dire
quale parola lo strazio
quale parola quest’uomo dell’inverno
sconosciuto all’infanzia?
a volte
posta al di sopra dei proiettili
valzer dell’inconsumabile follia
una seggiola di paglia
ai piedi di un acagiù marino

parigi, 7/11/1993

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