La sedia bianca

 

L’uomo a cui appartiene questa sedia,
ferro pesante, dipinta di bianco, che lui portò fuori
un giorno in un angolo dalle foglie tremanti
nella brezza marina, oggi non è qui.
È andato da qualche parte, per qualche affare,
e proprio in questo momento forse se ne sta in piedi
fra altre foglie battute dallo stesso vento
che arriva veloce da un altro mare.
Ma non ha un posto per sedersi, e qui
è come se la sua sedia mi stesse aspettando,
fra le foglie brune cadute che si rincorrono
come piccoli animali, come uccelli in volo.
E allora me ne starò seduto qui a pensare a lui,
uno che mi assomiglia molto forse, un solitario
che ama la compagnia, dovunque si trovi e in qualsiasi lingua
ascolti il vento, e quello che gli dice.
Non darò alcun fastidio. Quando tornerà,
non saprà che sono stato qui,
entrato nella sera per sedermi
nel suo posto preferito, accendendo il suo sigaro.(Havana, 2003) 

“The White Chair” è l’ultima poesia scritta da Ken Smith.

(Traduzione: Raffaella Marzano)

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