Osip Ėmil’evič Mandel’štam (in russo Осип Эмильевич Мандельштам) (Varsavia, 15 gennaio 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938) è stato un poeta russo, esponente di spicco dell’acmeismo e vittima delle Grandi purghe staliniane.
Mandel’štam nacque a Varsavia da una benestante famiglia ebraica, che poco dopo la nascita del futuro poeta si trasferì a San Pietroburgo. Nel 1900 Mandel’štam si iscrisse alla prestigiosa scuola Teniševskij, sul cui annuario, nel 1907, apparve la sua prima poesia. Nel 1908 decise di entrare alla Sorbona di Parigi per studiare letteratura e filosofia, ma già l’anno seguente si trasferì all’Università di Heidelberg per poi passare, nel 1911, a quella di San Pietroburgo. Sempre nel 1911 si covertì al Cristianesimo metodista.
Nel 1911 aderì alla “Gilda dei poeti”, fondata da Nikolaj Gumilëv e da Sergej Gorodeckij. Intorno a questo gruppo si sviluppò il movimento letterario dell’Acmeismo: Mandel’štam fu, nel 1913 tra gli autori del manifesto della corrente, pubblicato solo nel 1919. Nello stesso annò pubblicò la sua prima raccolta di poesie,La pietra.
Nel 1922 si trasferì a Mosca con la moglie Nadežda, sposata l’anno precedente, mentre a Berlino veniva pubblicata la sua seconda raccolta, Tristia. In seguito, e per diversi anni, trascurò la poesia per dedicarsi principalmente a saggistica, critica letteraria, memorie (Il rumore del tempo e Fedosia, entrambe del 1925), e brevi testi in prosa (Il francobollo egiziano, 1928). Per sostenersi, eseguì numerose traduzioni e collaborò con un giornale.
Le tendenze anticonformiste e di critica al sistema staliniano di Mandel’štam, che pure nei primi anni aveva convintamente aderito al Bolscevismo, deflagrarono nel novembre del 1933, quando compose e diffuse il celebre Epigramma di Stalin. Si trattava di una feroce e sarcastica critica del regime comunista, dove il poeta denunciava la grande carestia provocata in Ucraina dalla collettivizzazione forzata. Mandel’štam aveva osservato i drammatici effetti della carestia durante il suo viaggio in Crimea dell’estate di quell’anno. Sei mesi più tardi fu arrestato una prima volta dall’Nkvd, ma schivò la condanna al campo di lavoro: un evento sorprendente, generalmente interpretato come segno di un interessamento personale di Stalin al suo caso. Mandel’štam venne tuttavia inviato con la moglie al confino sugli Urali, a Čerdyn’. In seguito, dopo un suo tentativo di suicidio, la pena fu attenuata e si ridusse al divieto di ingresso nelle grandi città e con Nadežda scelse di stabilirsi a Voronež.
Nel 1938 fu nuovamente arrestato; condannato ai lavori forzati, fu trasferito nell’estremità orientale della Siberia. Morì a fine dicembre nelgulag di Vtoraja rečka, un campo di transito presso Vladivostok, ufficialmente a causa di una non meglio specificata malattia. Il suo ricordo fu conservato, per lungo tempo clandestinamente, dalla moglie Nadežda, che aveva imparato a memoria numerosi testi poetici del marito.
« Mia cara bambina, non c’è praticamente nessuna speranza che questa lettera ti arrivi. Prego Dio che tu capisca quello che sto per dirti: piccola, io non posso né voglio vivere senza di te, tu sei tutta la mia gioia, sei la mia tutta mia, per me è chiaro come la luce del giorno. Mi sei diventata così vicina che parlo tutto il tempo con te, ti chiamo, mi lamento con te. » |
(da una lettera di Osip Ė. Mandel’štam a Nadežda Jakovlevna) |
Discussione
Non c'è ancora nessun commento.