Oh!
I miei belli e corti capelli crespi
e i miei occhi neri come insorte
grandi lune di stupore nella notte più bella
delle più belle notti indimenticabili delle terre dello Zambesi.
Come uccelli diffidenti
incorrotti che volano con le stelle nelle ali i miei occhi
enormi di incubi e fantasmi strani motorizzati
e le mie meravigliose mani scure radici dei cosmi
nostalgiche di nuovi riti di iniziazione
dure per la vecchia rotta delle canoe delle tribù
e belle come carboni di micaias
nella notte delle quizumbas.
E la mia bocca dalle labbra tumide
piene della bella virilità empia di negro
che mordono la nudità oscena di un pane
al suono dell’orgia degli insetti urbani
che marciscono nel nuovo giorno
che cantano il cicaleggio inutile delle cicale obese.
Ah! Un’altra volta io capo zulu
io zagaglia bantu
io lanciatore di malefici contro le insaziabili
piaghe di invadenti cavallette.
Io tamburo
Io suruma
Io negro suaíli
Io Tchaca
Io Mahazul e Dingana
Io Zichacha nella confidenza degli ossicini magici di tintlholo
Io albero insubordinato della Munhuana
Io suonatore di presagi nei tasti delle timbilas chopes
Io cacciatore di leopardi traditori
Io xiguilo nel batuque.
E nelle frontiere di acqua dal Rovuma all’ Incomáti
Io-cittadino degli spiriti delle lune
cariche di anatemi del Mozambico.
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