Mi appare Firenze
fosforeggiante di case
e spalanca, come un maggiordomo,
i suoi palazzi e le nebbie.
Io li conosco. Ne prendevo il calco
Per i bagni e lo stadio di Kirovsk;
dorme il Battistero, come lo sviluppo
dei miei progetti per la casa antialcoolica.
Peccaminoso figlio del surrealismo,
corro alle piazze piene di fiaccole;
tu sei il calco della giovinezza, o Firenze!
Io vago per il passato.
Attraverso facciate, strombature,
come attraverso carta da lucido,
spuntano i destini e le figure
dei miei compagni moscoviti.
Guatano essi negli interni
tra intervistatori turbinanti,
come angeli o lacche’
stanno dietro le poltrone e spiano.
E le fiaccole sopra l’Arno nero
sono inesplicabili –
come se nei bagliori dei fanali
le macchine risalgano nel passato.
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